Gruppi

LA REGINA DEL CARI EL SO’ GARCON

La “Regina del Cari el so Garcon, sono i Personaggi ufficiali del Comune di Baldissero e sono legati al mondo agricolo. La Regina del Cari, ( il suo nome richiama l’uva Cari, dalla quale viene ricavato un vino rosato dolce.
Ormai un vino di nicchia del nostro paese, nato nel 1982 e nel 2020 compirà 38 anni. Tutti gli anni ,nella prima domenica di ottobre, viene eletta la Regina delCari, in occasione appunto della Sagra Del vino e dell’ uva Cari ,giunta ormai alla 67° edizione.Con il personaggio del GARCON  , nato nel 1984, si vuole ricordare tutti i ragazzi che arrivavano a Baldissero Per lavorare nelle cascine, quando il lavoro nelle cascine era molto faticoso , in quanto lavori pressoche manuali.
“AJ SCIAPA SUC” ( Rompi Ceppi) , nati nel 1984, come Gruppo Folkloristico, secondo le testimonianze dei “Baldisseresi”, Baldissero è sempre stato ricco di boschi e di taglia legna .
La legna tagliata veniva portata in città, mentre per i loro bisogni invernali estirpavano i ceppi e li portavano a casa. Da qui il nome “Sciapa Sciuc”.
In questi anni il Gruppo ha portato in giro per il Piemonte la tradizione e la storia del nostro Paese, anche nella costruzione di carri per la sfilata con gruppi , carri che arrivano anche da Regioni  vicine.

A Borgaretto, frazione del Comune di Beinasco, per quanto riguarda il Carnevale, non esistevano significative tradizioni. Nel 1993 nasce l’idea di creare un personaggio che potesse rappresentare la nostra frazione. Viene indetto un concorso nella locale Scuola Media “Antonio Vivaldi”. Il prezioso contributo dato dagli studenti, guidati da alcuni significativi personaggi locali, ha permesso con l’aiuto di elaborati grafici, di individuare tre coppie di personaggi che meglio di ogni altre hanno un legame con le nostre “radici” storiche.

Ciric e la bela Giardiniera

Personaggio stravagante, barzellettiere, sfaccendato, un po’ poeta. Forse per il vezzo di citare il cinguettare degli uccelli dei boschi, forse per scimmiottare il verso delle rane che lui pescava, era stato soprannominato “Ciric” dai “cattivi” Beinaschesi. Viveva pescando pesci nel Sangone e rane nei fossi dove a quei tempi scorreva copiosa l’acqua e soprattutto limpidissima. Abile corteggiatore. Era riuscito a sposare la più bella del paese: Rusin “La Bela Giardiniera”. Rnsin gli cucinava i pesci e le rane. Vivevano sempre molto spensierati e quando potevano andavano a ballare nelle “balere” alle sagre paesane.

 

Cecu s-ciapa suc e soa fomna Fasina
1a coppia di personaggi

Lui, Cecu s-ciapa suc, spaccalegna, povero, forzuto, gran bevitore di vino (quando le finanze o qualche festa glielo permettevano), lavorava nei boschi di Stupinigi come taglialegna. Spaccone, di carattere millantatore, ma profondamente onesto. Non avrebbe mai provato a rubare la numerosa cacciagione al suo “datore di lavoro”. I suoi pranzi, mancando i soldi, erano quasi sempre forzatamente “vegetariani”. La moglie Fasina, seguiva il marito e oltre a raccogliere funghi o altro per i pranzi, lo aiutava raccogliere la legna, in particolare i rami più piccoli, facendone delle fascine (da qui il soprannome Fasina).

 

Cotu s-ciupata e Ghitin la soa cusinera
2 a coppia di personaggi

Cotu, era un cacciatore accanito. Non disdegnava il “bracconaggio” nella “Riserva Reale di Stupinigi”, dove prendeva lepri e fagiani che ben cucinati dalla moglie Ghitin, facevano gustosi i suoi pranzi (e preservavano il proprio pollaio). Con il suo fucile e le sue infallibili trappole era veloce e “scaltro”. Lui, gli animali li prendeva sempre, mentre i Guardiacaccia della ’’Riserva Reale” non riuscivano mai a “beccarlo”. Ghitin era molto ricercata in paese, era un’ottima cuoca, e ammirata per il suo radioso sorriso.

IL COCOMRE’ E LA COCOMRERA

Ai primi del 900 la zona di Borgaro, proprio alle porte di Torino, presentava terreni particolarmente adatti alla coltivazione del cetriolo, tanto che il prodotto divenne predominante rispetto a tutte le altre culture. Nei pressi dell’ attuale stazione ferroviaria ,era stato costruito lo stabilimento CIRIO (con sede a Porta Palazzo a Torino), che ogni sera ritirava dai nostri contadini i cetrioli raccolti durante la giornata provvedendo poi alla lavorazione e conservazione del’ ortaggio, molto ricercato e diffuso. Negli anni successivi l azienda si trasferì a Napoli, prese così il sopravvento la  Cementificazione e gradualmente scomparirono molti campi coltivati a cetrioli, modificando così le caratteristiche di un paese quasi totalmente contadino. I  Borgaresi,   intenzionati a far conoscere tradizioni  storia ,e la loro cultura, diedero vita a due Personaggi simbolo , IL COCOMRE’ e la COCOMRERA (raccoglitori di cetrioli), che da quel momento iniziarono a tramandare Tradizione e storia  del loro paese.Oggi i nostri piccoli cetrioli sono ancora molto conosciuti e con grandissima soddisfazione dei Borgaresi vengono commercializzati in barattoli sott’aceto.

Conte e Contessa

Rappresentiamo personaggi realmente vissuti dal 1200 fino al 1800 ca. La casata è quella dei Radicati che hanno governato il Basso Monferrato nel periodo sopra citato con alterne fortune. Mauro e Loredana durante il Carnevale ripropongono questi personaggi nel primo periodo, quello medioevale.

LUIGI LEONARDI - Conte di Casalino

IL Conte Luigi Leonardi Nobile di Casalino, Nato nel 1846 e Morto nel 1891. Di famiglia nobile, all’età di 16 anni si arruolò nel corpo dei Bersaglieri, fece carriera come sottotenente aiutante di campo, prese parte alla guerra di S. Martino a Novara, al fianco del Generale “DURANGO” Accorreva dovunque fosse il pericolo, per tenere ragguagliato il suo Generale nelle varie fasi del combattimento.
Si conquistò così la croce di Cavaliere dell’ordine militare di Savoia. Importante proprietario terriero e Padrone di Casalino, visse nel suo Castello con moglie e una figlia fino alla sua morte.

 

IL SCIAVATIN ANTICA MASCHERA NOVARESE

Dal 1200 in poi nacquero nei liberi Comuni le Corporazioni di Mestieri. A Novara i più ricchi, e quindi i più potenti, erano i Calzolai, ottimi artigiani e grandi commercianti di pellami, ben più noti come Sciavatin. Arrivarono ad amministrare l'Ospedale San Giuliano e a prestare ingenti capitali al Comune. Per la loro ricchezza venivano, ovviamente, invidiati dal popolino che, per vendicarsi, durante il periodo Carnascialesco, inventarono per l'appunto la maschera del Sciavatin, ricco borioso che, come da Commedia Dell’Arte, veniva affiancato dal suo opposto, cioè da un buono e umile che veniva dal contado. Il Gugnin. Questa maschera fortemente popolare ebbe vita fino al 1872 e negli ultimi 25 anni riportata in vita dal sottoscritto.

LA MONDINA (NO)

Il lavoro della monda, molto diffuso nell'Italia settentrionale tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo, consisteva nello stare per intere giornate con l'acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e con la schiena curva per togliere le erbacce infestanti che crescevano nelle risaie e che disturbavano la crescita delle piantine di riso. Si trattava di un lavoro molto faticoso, praticato da persone di bassa estrazione sociale (soprattutto donne) provenienti in genere dall'Emilia-Romagna, dal Veneto e dalla Lombardia, che prestavano la propria opera nelle risaie delle province di Vercelli, Novara e Pavia. Nelle risaie di Molinella si ebbero le prime proteste di mondine per l'ottenimento di migliori condizioni di vita.

LA PRINCIPESSA DEL SORRISO

La Maschera della “Principessa del SorRiso” deve la sua origine alla necessità di rappresentare in modo del tutto alternativo la cultura, la storia e la tradizione della terra delle risaie nel territorio del Comune di Casalino (NOVARA di Piemonte). La Principessa del SorRiso indossa un pregiato abito del XVIII secolo, la cui delicata creazione è emblema regale di speranza e dolcezza. Il nome della Principessa, la quale viene proclamata “del SorRiso”, desidera essere un omaggio all’omonimo biscotto impastato con la farina di riso, prodotto tipico autoctono. Il biscotto del SorRiso è delizioso, genuino e dona la semplice, naturale e spontanea gioia del sorriso, elemento distintivo nella fiabesca Maschera della solare Principessa del SorRiso.

Re Marsapàn e Regina Casoèla

La Maschera di “Re Marsapàn” ha un’importante storicità nel territorio del Comune di Casalino (NOVARA di Piemonte). Il Re Marsapàn indossa un abito rosso del XVIII secolo, brandisce il mestolo sia come scettro sia come simbolo della buona cucina e delle tradizioni autoctone e porta al collo il “marsapàn”, prodotto campagnolo, che rappresenta un insaccato e precisamente il rinomato “sanguinaccio”; quest’ultimo viene preparato, solitamente, d’inverno e come “nobile nostrano” ha caratterizzato, a livello locale, il soggetto carnascialesco per eccellenza. La Regina Casoèla è contraddistinta da un abbigliamento che risale sempre al XVIII secolo e che è di colore verde, chiaro richiamo al “piatto gastronomico nostrano delle costine con verza”, anch’esso tipico della stagione invernale e da cui “la Regale Maschera” prende il nome.

Gianduja e Giacometta e Generale

Le maschere del Carnevale di Cavaglià sono rappresentate da Gianduja e Giacometta che rispecchiano le principali della nostra Regione il Piemonte. Queste sono accompagnate da due figure dello Stato Maggiore in carica raffigurate dal Generale e dal Colonnello, i quali insieme a tutto il Comitato Benefico organizzano durante l'anno tutti i preparativi per lo svolgersi della manifestazione locale.

LA BELA FURNASERA E SEGUITO

La nostra frazione Fornaci di Beinasco ha preso il nome da un’attività che si è sviluppata, sul nostro territorio, soprattutto nei primi anni cinquanta del secolo scorso: le fornaci e la produzione di mattoni, un’attività durata fino ai primi anni del secondo dopoguerra Ora tutto è scomparso, non solo l’attività ma anche tutte le fornaci, ben otto, che nel passato hanno caratterizzato il nostro territorio; rischia anche di perdersi una parte significativa della nostra storia. Anche per continuare l’impegno di tante persone che in passato hanno operato per mantenere il ricordo di queste attività, qualche anno fa alcune amiche e amici hanno deciso di costituire un gruppo folcloristico sia per conservare, ma anche per far conoscere in altri comuni la nostra storia. E’ nato cosi “La bela furnasera e seguito”, e cioè: la padrona di una fabbrica di mattoni che, a detta di chi lavorava nelle fornaci, ogni mattina era solita portare ai dipendenti una sostanziosa colazione. Il seguito è costituito dagli operai che lavoravano l’argilla per la produzione del mattone e dalle loro signore. Ovviamente i costumi, scelti soprattutto per far “colore”, non hanno alcun riferimento alla realtà, ma vogliono richiamare, nel colore vivo e caldo delle gonne, dei foulard e dei fiori, la realtà del mattone.

LA FAMIJA DJ BERGE’

I barge’ sono i margari o pastori che con i loro animali vivono sulle montagne e producono latte e formaggi. In estate con la transumanza portano i loro greggi e mandrie in alpeggio. A Giaveno una copia di Bergè ha dato il via al primo Carnevale il 14/02/1950 e nel corso degl’ anni è diventato tradizione radicata tanto da rafforzarsi e consolidarsi con nuovi mezzi tecnici, artistici, organizzativi con simpatiche allegre realizzazioni umoristiche e satiriche.
Nel 1952 e 1953 si aggiungie la figura del Sindaco del Carnevale , figura goliardica che in municipio riceve le chiavi della città dal vero Sindaco, che lo investe della carica per i giorni di durata del Carnevale. Dal 1956 furono affiancati i BERGEROTTI, un bambino e una bambina “FIGLI” del Bergè.
Le Maschere da sempre fanno visita alle Case di Riposo, alle scuole, ospedale, vigili del fuoco e croce rossa, una volta andavano anche alla sede RAI e alle redazioni dei giornali Torinesi e per concludere una serata alla Fiera dei Vini alla Pellerina.
Dal 1998 e ricomparsa la figura del Sindaco del Carnevale. Da quest’ anno a far parte della famiglia, ci sono due nuove figure legate al Bergè: PARIN e MARINA , che con la loro simpatia e disponibilità portano il nome di Giaveno alle più belle feste Carnevalesche del Piemonte e non solo. Al Carnevale sono sempre sfilati grandi carri , nei primi anni solo quelli delle Borgate e dei Commercianti, in seguito si è comiciato ad invitare i carri dei Paesi vicini .Alla sfilata prendono parte, oltre ai carri i gruppi mascherati e le Maschere ufficiali dei Paesi amici. A conclusione del Carnevale si brucia il “TITUN”, come gesto propiziatorio di buon auspicio e prosperità e si restituiscono le chiavi della città all amministrazione.

Associazione Culturale Porta Leonis

L’Associazione culturale Porta Leonis nasce ad Ivrea il 27 Novembre 2007 dalla passione dei suoi componenti per l’epoca medioevale. Si prefigge come obiettivo principale la rievocazione e la promozione di momenti di vita del periodo storico 1300. Essa rappresenta figuranti abbigliati con fini ricercati costumi di nobili, mercanti ed altre figure specifiche.  Si propone in danze rinascimentali, sfilate in cortei storici ed esposizioni viventi dei costumi dell’epoca. Inoltre proponiamo gli antichi mestieri come il mago, la speziale e l’esperta di erbe delle salute. Infine non manca l’allestimento e l’esposizione di quadri a tema “il Buio e la Luce nel Medioevo”.

Associazione Andrea Provana l’Ammiraglio

Andrea Provana di Leynì (Leinì 1511-Nizza 1592), fu il personaggio che in tutti i momenti più importanti della storia piemontese, durante la seconda metà del XVI secolo, spiccò sopra ogni altra, accanto a quella di Emanuele Filiberto duca di Savoia. “Testa di Ferro”, fece del Piemonte una potenza a livello europeo, base di partenza a quel grandioso progetto, che porterà in seguito lo stato piemontese, ad unificare la nazione italiana. Ebbene, se Emanuele Filiberto fu l’inventore ed il regista di questa grandiosa opera, Andrea Provana di Leynì, oltre ad assisterlo nella regia, ne fu il primo attore, il carismatico protagonista, quello fra i più stretti collaboratori del duca di Savoia, che sopra tutti si rese glorioso per capacità politica e militare. Scrupoloso e preciso esecutore delle trame ducali, seppe da amico fedele e disinteressato, come un “alter ego” portare a compimento, in prima persona, i progetti della restaurazione e della definitiva glorificazione del Piemonte. Per opera sua, Nizza e Villafranca furono ampiamente fortificate, e Villafranca in particolare, acquistò un porto ed una darsena che la resero piazzaforte marittima di prim’ordine, dove Andrea Provana pose le basi della marina sabauda, nella quale , dopo l’unità d’Italia, si fusero tutte quelle della Penisola, e fu quindi lui, un piemontese purosangue, l’anima promotrice di quella che è oggi la Marina Italiana. (La stessa Marina intitolò a suo nome due sommergibili l’”ANDREA PROVANA” ed il “PROVANA II” ) Andrea Provana di Leynì fu per Emanuele Filiberto di Savoia, restauratore del Piemonte, ciò che più tardi sarà il Cavour per Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia. Nel 1572, dopo che la battaglia di Lepanto aveva ulteriormente accresciuto il prestigio dell'Ammiraglio, oltre ad essere investito di numerosi feudi per tutto il Piemonte, ricevette numerose onorificenze, tra le quali il “Collare” della Santissima Annunziata che permetteva ai pochissimi che lo portavano, di considerarsi “cugini” del Duca e di “Grande Ammiraglio” dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (Ordine Mauriziano); tra l’altro nel 1583, il Municipio della città di Torino, conferì ad Andrea Provana la cittadinanza onoraria affinché “la città ne restasse illuminata in perpetuo”. Andrea Provana è oggi poco ricordato dalla moderna storiografia, se non per l’epica partecipazione alla battaglia di Lepanto.

POLENTE' E POLENTERA

Personaggi storici della  Citta'  di Orbassano.  Risalgono  al 1500 e nascono da una leggenda che vuole attribuire ai contadini il salvataggio del paese dall'inondazione del Sangone. Narra la leggenda che il torrente aveva iniziato la dolorosa consuetudine di rompere gli argini e allagare pascoli e colture arrecando danni ingenti . I contadini iniziarono  cosi 'a  creare con i sacchi di farina una barriera.  Decisero cosi 'di recarsi sul ponte del Sangone e rivolgendosi al torrente dissero:
"SE TU RISPETTI I NOSTRI CAMPI E I NOSTRI PASCOLI TI DAREMO POLENTA A VOLONTA'". 

I CONTI DI ORIO (TO)

Alcuni cenni sulla storia di Orio per illustrare le motivazioni che hanno portato alla scelta dei nostri personaggi. Le prime notizie relative ad Orio risalgono al 1200 circa, un primo documento ritrovato parla di alcuni paesi oltre ad Orio che si impegnavano a formare una milizia in grado di contrastare il fenomeno del brigantaggio che trovava ospitalità nei boschi della zona. Il paese a quei tempi apparteneva al vescovo di Ivrea. All’inizio del quattordicesimo secolo (1313) Orio passò sotto l’influenza dei Savoia.Successivamente il paese passò ai Marchesi di Monferrato. Nel quindicesimo secolo si ebbero varie vicissitudini tra i Biandrate ed i “Domini” di Orio e le varie famiglie che vantavano diritti sul castello. Nel 1616 il paese tornò sotto l’influenza dei Savoia di Orio dovette giurare fedeltà.
Nel 1680 Giorgio Giuseppe Maria di Brichanteau consignore di Villanova diede origine ad una dinastia che nel giro di 50 anni arrivò a possedere gran parte della giurisdizione del luogo assumendo il titolo di “Signori di Orio”.
Risaliamo alla prima metà del diciannovesimo secolo, 1833 per la precisione quando Vittorio Sallier de la Tour (Governatore generale di Torino; Vicepresidente annuale del consiglio di stato; Senatore del regno solo per citare alcune delle cariche rivestite presso il Regno Sabaudo) acquistò il castello e data la sua importanza diede maggior lustro al paese.
Aggiunse un’ala al castello e dette un forte stimolo alla coltivazione della vite impiantando vitigni di borgogna, bordolese, altri provenienti dalla Spagna e Portogallo, senza disdegnare i ceppi locali quali l’erbaluce, il neretto ed il nebbiolo. Nei decenni successivi i vini di Orio ebbero grandi soddisfazioni e notorietà oltralpe vincendo il primo premio all’esposizione internazionale di Parigi nel 1867 ed ancora vincendo una medaglia d’oro quale miglior vino ad un concorso tenutosi in Germania qualche anno dopo, oltre ad altri importanti riconoscimenti.
Nel 1858 dopo la morte di Vittorio Sallier de la Tour subentro il figlio Conte Carlo Felice Maria Vittorio Giuseppe Sallier de la Tour che sposò la Contessa Marta Maria del Visconte Arturo Ruinart de Brimont, la quale apportò importanti cambiamenti all’architettura interna del palazzo. Per ricordare questi personaggi che portarono lustro al paese si è deciso, nel lontano 1996, di creare il “Carnevale Storico Oriese” e di definire come figure principali il Conte “Carlo Sallier de la Tour” e sua moglie la Contessa “Marta”.

GIANDUJA E GIACOMETTA

Nel lontano 1750 Pianezza, cittadina alle porte di Torino, era famosa per i grandi vigneti esistenti sul territorio dove si produceva il famoso vino “Picheta”.
Un personaggio burlone di 80’ anni fa, con l’aiuto delle autorità locali e con i ragazzi dell’oratorio della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, diede vita all’interpretazione del Personaggio di Gianduja, con il consenso di tutta la cittadinanza. Nel corso degl’anni, per esigenze personali, la persona veniva cambiata, ma nel proclamare il nuovo Gianduja, nominato con pseudo atto notarile alla presenza del Sindaco veniva e continuava ad essere sempre scelto un Piemontese DOC residente, o nato in Pianezza e naturalmente doveva essere un Personaggio a cui piaceva il buon vino. Per questo venne chiamato “ GIUAN DLA DUJA “. Questa figura diede e tutt’oggi continua a dare smalto al Carnevale Pianezzese. Tutti gli anni il Carnevale Gianduja sceglie la sua Giacometta, Quest’ultima impersona una fioraia che dispensa fiori e tanta gioia. La vera Tota ed Turin in questo caso D’Pianessa.

AMEDEO VI DI SAVOIA "IL CONTE VERDE"

Amedeo VI detto il Conte Verde, figlio Aimone e di Iolanda (Violante) del Monferrato, nacque nel Gennaio 1334 a Chambery, comune dell’attuale Francia. All'età di 10 anni successe a suo padre, sotto la tutela dei suoi cugini Ludovico di Savoia Barone di Vaud e Amedeo Conte di Ginevra.
Fin da giovanissima età emerse quale importante figura di condottiero, infatti, ancora adolescente, condusse in prima persona un esercito in Piemonte contro le insidiose manovre di Luchino Visconti, Signore di Milano e di Giovanni IIº Marchese del Monferrato. Ne seguì un durissimo confronto militare, la vittoria fu peraltro del Conte Sabaudo e si ebbero gli effetti di una benefica e vantaggiosa pace.
Di ritorno a Chambery, il giovane Principe appassionato di esercizi militari, celebrò i suoi trionfi, come d'uso in quei tempi epici, con un magnifico torneo al quale parteciparono i nobili francesi e svizzeri.
"Amedeo entra il primo in lizza, rivestito di verde armatura, pure abbigliato il destriero, verde vestendo i paggi, gli scudieri e i servi, onde, il soprannome di Conte Verde che gliene venne (1348)".
Amedeo VI sposò Bona di Borbone, cugina del Re di Francia.
Frequenti e significativi furono i contatti che il Conte Verde ebbe con la Città di Rivoli. Nell'antico castello medioevale "in Castellum Ripolarum" ospitò i Duchi di Borgogna e di Turenna, il Principe d'Acaja, Filippo de Baro, Guglielmo di Monferrato, il Vescovo di Moriana; in Rivoli teneva di frequente il suo "Consilium” o “Consiglio Pincipis”, il più importante organo consultivo di giurisdizione di tutta la contea. L'abilità diplomatica del Conte Verde è dimostrata dalla trasformazione in alleanza della rivalità con i potenti Visconti di Milano, attraverso il matrimonio della sorella Bianca con Galeazzo II Visconti, celebrato in Rivoli con grande sfarzo e solennità nel 1350 e per l’occasione fondò l’ordine equestre conosciuto come “Ordine del Cigno Nero”.
Nel 1362 Amedeo VI istituì in Rivoli l'ordine supremo dei Cavalieri di Savoia che più tardi si intitolò dell'Annunziata, limitato a quindici Cavalieri che diventò uno dei più importanti ordini cavallereschi d'Europa. Questo atto, che illustra da secoli la nostra città, rappresenta la data di inizio di una delle più fulgide tradizioni della Cavalleria medievale che si è conservata, fedele ai suoi principi iniziali, fino all'età contemporanea. Il Conte Verde ricevette pure in Rivoli la sottomissione di Biella nel 1379, quella di Cuneo e dei fuoriusciti di Asti nel 1382. Nel 1365 Amedeo VI ricevette dall'Imperatore Carlo IV il titolo di Vicario Imperiale e quindi la massima "potestas" giurisdizionale per le diocesi di Sion, Losanna, Ginevra, Aosta, Ivrea, Torino, Moriana, Tarentasia, Bellei. L'autorità politica e morale del Conte Verde fece si che orgogliose Repubbliche Marinare di Venezia e di Genova, da lungo tempo rivali, convennero di rimettere a lui le loro controversie; ed egli intorno al 1360, eletto arbitro dei due nemici, pronunciò la sentenza di pace a Torino.

LA FAMIJA DI PELACURDIN

Il Gruppo “Famija Dii PelaCurdin” di San Raffaele Cimena (TO), vive da più di trent’anni. Nato dall’idea del concittadino Felice Rifreddo, all’ora Assessore alla cultura , di voler riunire la comunità attorno ad un Personaggio rappresentante le peculiarità del nostro territorio. Ecco nata così la Famija di PelaCurdin. “Mare, pare e do masnà” ( madre, padre e due figli), famiglia di contadini benestanti, gran lavoratori e risparmiatori rappresentati dai sani principi di un tempo.
Il nome Pelacurdin, è il soprannome con cui sono conosciuti i citta Sanraffaelesi, parsimoniosi risparmiatori ed attenti a non sprecare quello che la natura ci offre, già dediti al riutilizzo delle risorse , secondo i buoni insegnamenti della gente di campagna.
Dal 1982, ogni anno nel periodo del Carnevale, una nuova coppia riceve l’investitura dalla coppia che li ha preceduti e le chiavi della città da Sindaco e per tutto l’anno rappresentano il comune in tutte le situazioni ufficiali.
I PelaCurdin non sono semplici Maschere di Carnevale, ma ben altro: sono Personaggi che vogliono tenere sempre viva la tradizione della nostra gente.
Fino alla metà del 900il prodotto tipico del nostro territorio la Fragola, di eccellente qualità e prodottoin buona quantità. Ogni giovane donna raffaelesr ha trascorso qualche giorno in campagna a raccogliere fragole, in dialetto “frole” e quindi si può definire “frolera” , raccoglitrice di fragole.
Le Frolere, sono il gruppo di donne che accompagnano da sempre la famija Pelacurdin , con i loro cestini adornati di fiori e carichi di fragole. Attualmente il Gruppo dei PelaCurdin è formato da un massimo di 20 elementi ; 4 componenti, la famija è circa 10/15 FROLERE. Da quest’anno alla famiglia si aggiunge una nuova figura : La Signora Fragola di San Raffaele.
Il nuovo ambizioso progetto dei Raffaelesi è la rivalutazione del nostro prodotto territoriale LA FRAGOLA GALUCET, un nome tipicamente territoriale perché la denominazione è solamente di San Raffaele. Da alcuni anni i coltivatori di questo prodotto abbiamo iniziato questa meravigliosa avventura, il patrimonio dei prodotti territoriali non deve essere abbandonato.

FAMIJA SETIMEISA

Si costituì formalmente il 9 settembre 1959 in una sala del «Cantinon», cioè dell’«Albergo Vercelli», sull’onda dell’entusiasmo suscitato dal riconoscimento del titolo di città, il 5 agosto dell’anno prima, a Settimo Torinese. «Tradizionalisti storici» si definivano i suoi promotori: in un’epoca di repentine e drastiche trasformazioni demografiche, sociali ed economiche, li accomunava «un sano attaccamento al luogo natio», ma anche il rimpianto per la Settimo del ricordo, con le sue distese ininterrotte di prati, le acque limpidissime dei rivi, i panni stesi al sole dai lavandai, la bonomia di paese e, soprattutto, il dialetto.
Da allora sono trascorsi sei decenni. Rispetto al 1959, Settimo Torinese è irriconoscibile.
Laboratorio d’idee e di proposte in una realtà urbana tuttora alla ricerca di uno stabile equilibrio identitario, la Famija Setimeisa ha sempre operato per rinvigorire il senso di comunità, fra richiami alla tradizione, un briciolo di nostalgia e spinte verso il nuovo.
Quante persone, idee e avvenimenti hanno segnato la vita della Famija Setimeisa! Indagare nella
storia dell’associazione a sessant’anni da quell’ormai lontano settembre 1959, senza intenti encomiastici e celebrativi, significa addentrarsi nel passato recente della città, in una sorta di viaggio appassionante, per coglierne lo spirito più autentico, immaginando al futuro.
CENNO DI STORIA CASTELLANO E CASTELLANA
Da un’antica rappresentazione detta “giostra del panno” gara consistente nella ascesa alla torre per mezzo di funi fatta dai rappresentanti dei rioni settimesi.
Questo gioco si ispira alla leggenda secondo la quale Marghitin la bella figlia del castellano,relegata sulla torre dal padre contrastante l’amore sbocciato con il giovane ortolano Minòt, viene da questi liberata.
Lo stratagemma di una corda fissata ad uno spago calato dal castello dal figlio della sua nutrice e dallo stesso issata e fissata alla sommità del muro, conquista, ascendendo per tale corda, il munito castello.

LA BELA ROSIN E LA SUA GENT (TO)

Il gruppo storico delle tradizioni popolari fondato presso il Circolo Beni Demaniali il 11 settembre 2011, “la Bela Rosin e la soa Gent” si prefigge lo scopo , tramite balli, canti, modi di dire, proverbi, motti, poesie, brevi pièces teatrali (tutto rigorosamente in lingua piemontese ) di mantenere e divulgare le tradizioni popolari del Piemonte.Il Gruppo organizza due grandi eventi annuali nel centro della Città di Torino, che talvolta propone anche in altre località piemontesi, così denominati:
DOI ORE ‘D BALEURIA A SAN GIOAN, una passerella di realtà piemontesi e altro, che si tiene in piazza Carignano a Torino il 22 giugno, antivigilia della Festa di San Giovanni Patrono della città di Torino
NA SACRA RAPRESENTASSION DLA NATIVITA’ A TURIN consistente in una vià (veglia) che si espone presso la Real Chiesa di San Lorenzo a Torino, dove si esibisce il Gruppo LBR con Soci del Circolo Beni Demaniali e altri Circoli. L’evento è preceduto da un Corteo Storico-Folk partecipato da Gruppi del Comitato Personaggi Storici e Folkloristici Piemontesi e altri Gruppi provenienti da ogni parte del Piemonte.I costumi tradizionali vestiti dai componenti del gruppo sono il frutto di ricerche e studi approfonditi al fine di riproporre un modo di abbigliarsi il più possibile fedele ai modelli popolari tipici della metà del 1800. Il costume femminile, nei colori giallo e blu rappresentativi della Città di Torino, è costituito da un’ampia gonna lunga sotto al polpaccio di colore blu con delle decorazioni (3 giri di nastri gialli) al fondo, una camicia bianca con manica a ¾ bordata da pizzo al fondo e un gilet blu come la gonna chiuso sul davanti da un cordoncino giallo. Completano il tutto un grembiule a righe, calze bianche e scarpe nere. Sotto alla gonna sono indossati, come d’uso nell’800, mutandoni al ginocchio e sottogonna in cotone guarniti da sangallo e nastrino colorato. Il costume degli uomini è costituito da pantaloni lunghi neri, camicia bianca, gilet bordò, sciarpina intorno al collo, cappello marrone, scarpe nere.Il repertorio del gruppo, molto vario, è costituito essenzialmente da: danze popolari piemontesi (monferrine, “courente”, etc) e da balli occitani come le quadriglie, gigo, contraddanze e circoli. Canti popolari come “ Polenta e barbera”, “MariaGioana” , “Canson vinoira”, “Ciao Torin”, “Sponta ‘l sol”, “I me amis”, “’l molinè”, “La promessa”,etc.

Gruppo Storico Piemonte 1798

l Gruppo Storico “Piemonte 1798” nasce nel dicembre 2010 con l’obiettivo di perpetuare nella società moderna gli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fraternità portati dalla Rivoluzione Francese nei territori piemontesi alla fine del Settecento, rievocando ideali e personaggi di una Torino in bilico tra Ancién Régime ed Età Napoleonica. Il Gruppo ha come riferimento geografico il quartiere torinese di Borgo Po e vuole riscoprire e far conoscere le vicende del governo provvisorio della Repubblica Piemontese, proclamata il 10 dicembre 1798 a Torino sotto la protezione dell’armata napoleonica e terminata il 2 aprile 1799; nonostante la breve durata l’esperienza repubblicana piemontese si rivelò fondamentale per la diffusione di quegli ideali che nei decenni successivi fecero da apripista ai dibattiti e alle battaglie del Risorgimento Italiano.
I personaggi che vengono proposti prendono spunto sia dai nuovi ideali e fervori che invasero la città, sia dalla vita quotidiana di uomini e donne che in quei giorni a Torino e dintorni avevano visto una serie di cambiamenti profondi e stravolgenti di ogni aspetto della vita sociale.
Da questa situazione nascono i diversi personaggi del gruppo: La Libertà, il Cittadino Rappresentante della Nazione, il Comandante francese dell’Armata d’Italia, le Cittadine e il Rivoluzionario.
I costumi di questi personaggi sono il risultato di accurate ricerche storiche su stampe e giornali dell’epoca mentre il costume della “Libertà”, figura femminile, come si addice al personaggio, è un equilibrato connubio tra ideale, storia e realtà e personifica un ideale così elevato da sottolineare con forza la nuova condizione dell’individuo, non più suddito ma cittadino e protagonista, capace ora di pensare e di esprimersi senza più costrizioni dovute al censo e al rango.
Il Cittadino Rappresentante della Nazione vuole rappresentare i componenti del Governo Provvisorio della Repubblica Piemontese, eletti a rappresentare il popolo nell’Assemblea l’indomani della caduta dell’Ancién Regime.
Il Comandante francese dell’Armata d’Italia, è una figura storica e protagonista di quel tempo.
Le Cittadine e il Rivoluzionario traggono ispirazione dai fermenti rivoluzionari e dall’ammirazione che si aveva in quel periodo per la moda francese.
Il Gruppo Storico Piemonte 1798 ha adottato come simbolo “L’Albero della Libertà”.
Emblema di quel periodo e generalmente inghirlandato di fiori e bandiere era costituito da un palo o da un albero sormontato dal berretto frigio. All’ombra di questo simbolo avevano luogo tutte le cerimonie civiche. Il Gruppo partecipa a diverse manifestazioni nel territorio piemontese e nazionale ed è affiliato al Comitato Personaggi Storici e Folcloristici Piemontesi.
Tra i numerosi raduni ed eventi in costume d’epoca a cui ha preso parte troviamo: la festa di San Giovanni a Torino, lo storico Carnevale d’Ivrea, il raduno nazionale dei Gruppi Storici e Maschere a Parma e diverse manifestazioni nel territorio ligure.

Gruppo Storico Conte Vagnone di Trofarello

I Vagnone sono di origine Longobarda. Hanno avuto nel tempo come principali residenze il Castello di Trofarello dove vissero fino al 1974, il Castelvecchio di Testona e diversi palazzi a Torino. L’insediamento a Trofarello risale al 914 ed è una delle più antiche famiglie di Torino da circa undici secoli. Giacomo Filippo, personaggio insigne della dinastia dei Vagnone, fu giurista e poeta, consigliere del duca e cancelliere di Savoia. Filippo ebbe un’unica figlia, Carlotta, che fu poetessa.
Per tutto il XV secolo la famiglia ebbe casana (banca) con filiali Chieri, Asti e Lione ed era molto attiva nel commercio e nel trasporto del sale. Tutti i membri della famiglia Vagnone ricoprirono nei secoli ruoli di rilievo e di grande importanza.
All’inizio del 1700 i diversi membri del ramo di Trofarello possedevano il Castello, le sue pertinenze, i diritti di pedaggio e sul forno pubblico e una quantità sterminata di beni immobili.
L’ultimo discendente dei Vagnone fu il Conte Filippo, Signore di Celle e Trofarello, il cui ultimo figlio è Giovanni Francesco nato nel 1982.
STORIA DEL GRUPPO: Nel 1999 Anna Olimpia Morales, tramite amici, conosce l’associazione dei gruppi storici e folcloristici del Piemonte e, approfonditi scopi e modalità, crea il gruppo storico “Conti Vagnone di Trofarello”, iniziando a sfilare nei paesi associati.
Essendo socia pro-loco nell’ ambito della Sagra dell’amarena, porta la manifestazione nel nostro paese. Cerca accoliti e, poco per volta, il gruppo cresce.
Nel 2004 viene stipulato l’atto costitutivo dell’associazione con presidente il dottor Carbone Paolo.
Vengono presi accordi anche con gli eredi della famiglia Vagnone, che danno consenso al gruppo di utilizzare lo stemma araldico.
Da quel momento l’associazione ha continuato, fino ai giorni nostri, a portare nei paesi del Piemonte la storia e i personaggi di Trofarello e, attualmente, è presente anche alle manifestazioni in località della Liguria, del Veneto e dell’Emilia.
Conta una trentina di soci, di cui alcuni sfilano e altri sostengono e collaborano all’intero della medesima.
Fino al 2017, nel mese di maggio, si svolgeva la manifestazione storico- folcloristica del gruppo, dove viene ricreata la cerimonia l’investitura del Conte Vagnone a Signore di Trofarello; in tale occasione viene aperto, dalla famiglia Pastura, attuale proprietaria del vetusto maniero, il castello.
Dal 2018 il gruppo, nel progetto di collaborazione nell’ambito del paese che rappresenta, si è unito al gruppo folcloristico Monsù Brichet e Madama Griota di Trofarello, e storico del Gastaldo di Trofarello.
Da questo momento in poi la festa si svolge nel mese di marzo.

GRUPPO STORICO CONTI DI CREMIEU

Il Gruppo Storico Conti di Cremieu nasce come gruppo della Pro Loco Altessano – Venaria Reale nel lontano 1998. I personaggi , realmente e storicamente esistiti, rappresentano il Gentiluomo Nicolao Henry di Cremieu, Scudiero del Duca di Savoria Emanuele Filiberto che nel 1564 divenne Conte di Altessano Inferiore e la Sua corte. Il gruppo consta di circa 25 elementi tutti in abiti del tardo ‘500 che partecipano regolarmente a rappresentazioni storiche,  investiture e  Carnevali.

BICCIOLANO E BELA MAJIN

Carlin Belletti detto 'il Bicciolano' è il simbolo del Carnevale Vercellese e le sue origini si perdono tra leggenda e realtà. Circa 200 anni fa la rivoluzione francese batte alle porte del Piemonte e Vercelli è governata da una classe privilegiata che impone gravi tassazioni alla popolazione e spadroneggia indisturbata in città. Da Porta Milano il Bicciolano leva la propria voce in difesa della popolazione
contro soprusi ed angherie, sempre alla ricerca di una società più giusta e libera, dove tutti gli uomini siano rispettati. Spiritoso, ovviamente intelligente e pungente, con a fianco la sua sposa, la Bela
Majin compagna bella ed intelligente, colta alla sua maniera anche se popolana come il marito, interviene sempre e giustamente nei momenti opportuni.
Come ogni voce nuova che si alza decisa per denunciare i soprusi in nome della giustizia sociale, venne arrestato e rinchiuso nel castello di Ivrea, dal quale venne liberato per intercessione del Ministro Graneri.
Con l'arrivo dei francesi a Vercelli, nel 1798, venne istituito il Dipartimento del Monferrato e le condizioni dei vercellesi non migliorarono di certo. Così nacque il famoso detto:(liberteè, Egaliteè, Fraterniteè, lur an carosa e nui a pè).Quando nel 1859 il Piemonte chiama i suoi figli migliori, anche il Bicciolano lascia la sua città e, come tutti, passa il ponte sul Sesia cantando la Bela
Gigugin. Molti suoi fratelli tornarono, ma lui non tornò, il piombo austriaco laggiù vicino a Magenta gli aveva aperto un fiore nel petto. Un fiore rosso come quello donatogli della sua bella Majin. Leandro Falletti e Pavan Adriana, da tredici anni, anni portano in giro per tutta l'Italia questi personaggi impegnandosi in prima persona a valorizzare il patrimonio storico folkloristico e la lingua piemontese. A Leandro Falletti questo impegno è stato riconosciuto con la nomina di Cavajer ed le Tradission del Piemont ed insignito dal Principato di Franciacorta di Mirandola, con la Commenda, onorificenza di antica tradizione in quel territorio; ed attualmente presidente del Comitato Personaggi storici e folkloristici piemontesi.

IL CONTE ROBERTO E PERINZIA

Il Conte Roberto D’origine Germanica è nativo di Svevia Venuto in Italia si era trasferito nella Corte di Ivrea, dove riuscì a procurarsi una fortuna considerevole ed una splendida posizione. Perinzia, sorella di Arduino divento, Marchese e Re d’Italia. Nel 959 si sposarono e dall’unione dei due, naquero quattro figli. I primi tre si fecero Monaci e con la loro vita e le loro Opere, resero celebre il nome di Volpiano. Tra loro anche Guglielmo, che per la sua virtù e la sua scienza, divenne uno degli uomini più grandi del suo tempo. Progettò più di 45 Abbazie sia in Italia che all’estero e tra esse quella a noi più vicina e più cara, distante solo due miglia ed è “ l’Abbazia Fruttuaria” Sita a S. Benigno Canavese. Sono trascorsi più di mille anni e le loro opere sono ancora presenti. Ci trasmettono la grandezza di un passato privo di tecnologia ma pieno di una gioconda genuinità.